Come prevenire il carcinoma squamoso cutaneo? Consigli e linee guida per la prevenzione del carcinoma squamocellulare della pelle. La conoscenza dei fattori di rischio associati all’insorgenza del carcinoma squamocellulare cutaneo ha permesso di individuare possibili strategie di prevenzione primaria e secondaria e di chemioprevenzione.

Carcinoma squamoso cutaneo e prevenzione: la prevenzione primaria

È la forma di prevenzione che si focalizza sull’adozione di interventi e comportamenti in grado di evitare o ridurre a monte l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia. Il ruolo rilevante svolto dai raggi UV nella formazione dei carcinomi squamocellulari cutanei rende importante lo sviluppo di strategie di adeguata fotoprotezione e fotoesposizione.

Le stesse misure permettono anche di prevenire l’insorgenza di altre neoplasie cutanee, come il carcinoma basocellulare ed il melanoma. La protezione dai raggi solari deve essere effettuata considerando le varie modalità che la rendono efficace, di cui l’impiego di creme di protezione solare rappresenta una ma non l’unica modalità, dovendo includere anche l’uso di indumenti, cappelli e occhiali protettivi, così come evitare l’esposizione alla luce solare diretta trascorrendo parte della giornata all’ombra.

I soggetti con fototipo I e II sono quelli che devono evitare con maggiore attenzione l’esposizione eccessiva ai raggi UV e le conseguenti scottature. L’abbronzatura graduale riduce il rischio di scottature solari, ma bisogna continuare a usare creme solari anche quando si è già abbronzati perché la cute abbronzata non è protetta completamente dall’azione degli UV. Anche utilizzando filtri solari, bisognerebbe evitare di esporsi durante le ore centrali della giornata, quando vi è un maggiore irraggiamento del sole e il grado di intensità delle radiazioni UV è massimo.

Particolare attenzione va rivolta ai bambini, e l’esposizione solare diretta andrebbe evitata nei neonati fino a 1 anno, la cui pelle è più sensibile al danno da UV. Alcune sedi corporee come naso, labbra, orecchie, collo, scollato, spalle e cuoio capelluto vanno protette in modo particolare perché esposte al sole per maggior tempo; inoltre, la pelle del viso e del collo è più sottile ed ha una difesa naturale inferiore dai raggi UV. La barriera fisica creata dagli indumenti è efficace nel bloccare gli UV, anche se la loro capacità di difesa varia in base a diversi fattori, come l’umidità ed il colore e densità delle fibre. Un tessuto bagnato, chiaro e di cotone è meno efficace nel proteggere dagli ultravioletti rispetto ad un tessuto asciutto, scuro e in fibre dense. Esistono anche indumenti e accessori con filtro UV 100% per proteggersi dai danni del sole, particolarmente adatti a chi si espone al sole per lavoro o per attività sportive all’aperto.

Occorre considerare che stare all’ombra impedisce l’incidenza diretta dei raggi UV sulla pelle, ma non ne impedisce l’incidenza riflessa: la neve riflette i raggi UV all’80%, la sabbia al 20%, l’acqua al 30%. Per i soggetti con fototipo chiaro, quindi, la crema protettiva andrebbe utilizzata, in alcuni ambienti come il mare e la montagna, anche per stare all’ombra.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è che i raggi UVA attraversano i vetri, quindi le regole della fotoprotezione vanno rispettate anche durante viaggi in macchina. Il filtro protettivo delle creme solari deve essere adeguato al proprio fototipo e generalmente mai inferiore ad un fattore di protezione pari a 30; i filtri devono coprire lo spettro sia degli UVA che degli UVB. Le creme solari riducono il danno perché hanno dei filtri antisolari, che possono essere sia fisici, composti da sostanze in grado di riflettere i raggi solari, sia chimici, ossia capaci di assorbire e bloccare l’energia solare. La protezione UVB serve fondamentalmente a evitare scottature, ma le creme solari devono proteggere anche contro gli UVA, responsabili dei danni più profondi per la pelle e del fotoinvecchiamento.

Per scegliere la crema solare con fattore di protezione adeguato è opportuno conoscere il proprio fototipo e conoscere il tempo di esposizione solare in cui la nostra pelle si arrossa. Tanto più il nostro fototipo è chiaro tanto più il fattore di protezione dovrà essere alto. L’efficacia delle creme solari dipende dalla quantità di crema che si applica sulla cute e dal numero di applicazioni. Le creme fotoprotettive vanno quindi applicate in dosi adeguate e per più volte durante l’esposizione. Il numero di applicazioni è influenzato da diversi fattori tra cui il fattore di protezione solare (minore è il fattore di protezione, maggiore è la frequenza con cui occorre applicare la crema), il numero di bagni al mare e l’attività fisica (il sudore e l’acqua diluiscono la crema).

Generalmente le creme solari durano 6-12 mesi dall’apertura se conservate in modo ottimale, ma considerando che spesso tenute al caldo e sotto il sole, potrebbero anche durare meno. Non è quindi consigliabile utilizzare la crema solare dell’estate precedente. L’utilizzo delle lampade artificiali per abbronzarsi va assolutamente evitato. Dal 2009 l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera anche le radiazioni ultraviolette artificiali come carcinogeni completi in quanto sono coinvolte nella formazione dei tumori maligni della pelle come il carcinoma squamocellulare, ma anche il melanoma ed il carcinoma basocellulare. Le radiazioni UV artificiali hanno un effetto additivo alle radiazioni solari: infatti 20 minuti di esposizione artificiale corrispondono ad una giornata di sole in pieno agosto. Il rischio aumenta con l’aumentare del numero di sedute e se l’esposizione comincia in età giovanile (sotto i 35 anni).

Carcinoma squamoso cutaneo e prevenzione: la prevenzione secondaria

Le forme di prevenzione secondaria si riferiscono alla diagnosi precoce di una patologia, permettendo così di intervenire anticipatamente sulla stessa, ma non riducendone l’incidenza. Lo strumento cardine della prevenzione secondaria è lo screening, che permette la precocità di intervento e aumenta le opportunità terapeutiche, riducendo gli effetti negativi della patologia. Per quanto riguarda la prevenzione secondaria del carcinoma squamocellulare cutaneo, non esistono veri e propri programmi di screening su scala nazionale come avviene, per esempio, per il tumore del colon o per il carcinoma mammario. Tuttavia, in particolare in pazienti con fattori di rischio quali fototipo chiaro, età avanzata, esposizione cronica al sole ed immunosoppressione, una visita dermatologica ogni 6-12 mesi può permettere il riconoscimento ed il trattamento precoce di cheratosi attiniche e carcinomi squamocellulari. La visita dermatologica, oltre all’esame clinico, dovrebbe includere un esame dermoscopico per aumentare la sensibilità e specificità diagnostica, ossia ridurre il rischio di non diagnosticare lesioni maligne oppure di trattare lesioni benigne.

Carcinoma squamoso cutaneo e prevenzione: la chemioprevenzione

Si tratta di una forma di prevenzione dei tumori basata sull’utilizzo di farmaci. Al contrario delle forti evidenze a supporto delle creme solari per la prevenzione primaria del carcinoma squamocellulare cutaneo, i dati sull’efficacia di altri agenti chemiopreventivi sono molto deboli. Le sostanze che sono state valutate per ridurre il rischio di sviluppare carcinomi squamocellulari includono:

  • Vitamina B3 (nicotinamide): può migliorare la capacità di riparare i danni al DNA indotto dai raggi UV;
  • Farmaci anti-infiammatori non steroidei: diminuiscono i processi infiammatori che possono promuovere la carcinogenesi;
  • Terapie topiche come il 5-fluorouracile (un agente chemioterapico) e il diclofenac (un farmaco anti-infiammatorio) da applicare sulla cute che mostra segni di fotodanno severo.
     

Attualmente, nessuno dei trattamenti sopra citati è raccomandato dalle Agenzie Regolatorie dei farmaci per la chemioprevenzione del carcinoma squamocellulare cutaneo.

Bibliografia

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MAT-IT-2200829. Ultimo aggiornamento 04/2022. Le informazioni presenti in questa pagina non sostituiscono il parere del medico

▼ I testi dell’area pubblica del sito sono stati realizzati con la collaborazione di: Dottor Francesco Spagnolo Dirigente Medico, U.O. Tumori Cutanei, IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, Genova; Dottoressa Claudia Trojaniello, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Napoli; Istituto Nazionale dei Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale, Napoli